Ciao! Rieccoci qui insieme per il primo sorso del 2024, da buttar giù d’un fiato, alla goccia.
🥂 Ci ritroviamo qui a distanza di tempo
Come puoi leggere, se ti va, su Frasivolanti, sto riscoprendo poco a poco la bellezza delle piccole cose, dei piccoli gesti, degli aneddoti che fanno bene al cuore e ci ricordano chi siamo, chi eravamo e chi era chi abbiamo amato. In questo momento sto anche tentando di rimettere insieme i tasselli di quanto fatto sinora ricordandomi di riconoscere e coltivare la bellezza invisibile.
Sono riflessioni che spero ti possano aiutare a dar valore a ciò che usualmente consideriamo “leggero” ma che, in realtà, ha un peso specifico importante nelle nostre vite. Non è che io abbia voglia di sembrarti romantica a tutti i costi, e il concetto di peso ti assicuro che stavolta non c’entra nulla con i bilanci che si fanno a fine anno.
La verità è che mi sono accorta che non sapevo più cosa raccontarti e davvero faccio fatica a restare aggiornata su tutto o a sforzarmi di esserti utile nel senso più pratico e operativo del termine. Forse avremmo solo bisogno di fermarci, almeno qualche volta. Di non essere performanti per scelta di altri, di non essere informati sulle futilità per sembrare intelligenti, di non rincorrere chi non siamo per avere più lettori o più persone che ci stimino. Credo, e in fin dei conti ne sono quasi certa, che non serva a nulla rincorrere il concetto di utilità se non sappiamo cogliere l’intensità del verbo ESSERE.
L’essenza ci definisce, va al succo, dritta al dunque. Arriva prima delle apparenze, prima di ogni altra informazione. Ed è anche nella futilità che possiamo ritrovarci.
Quante volte ti trovi a riflettere profondamente osservando una rosa in un giardino o le onde che increspano il mare? Quante volte hai detto “basta, ora mi fermo” negli ultimi tempi? Hai davvero bisogno di conoscere gli ultimi trend in fatto di moda per fare conversazione e per risultare interessante? Oppure quel tempo speso ad aggiornarti sulle novità potresti ad esempio impiegarlo ad osservare la bellezza che ti circonda, ad ascoltare le parole di un vero amico, a leggere un classico della letteratura?
Il tuo tempo è tuo e io non sono nessuno per dirti come utilizzarlo. So solo che il tempo a nostra disposizione non è infinito e che questo tempo è un bene prezioso. Perciò ho deciso che era tempo di scriverti di nuovo, anche se non ho nulla di utile da dirti. Come sempre mi butto su quel futile che aiuta me ad esserci, te a leggermi se vuoi, e che porti entrambi, lo spero, a concentrarci su qualcosa che ci faccia stare bene, ad aprire la porta e a respirare, a guardare quanto di bello possiamo riscoprire e quanto già abbiamo nella nostra vita.
Ho scelto quindi di raccontarti un paio di cose belle vissute nell’ultimo mese.
🥦 Le cime di rapa della vigilia di capodanno
Nella mia famiglia la tradizione culinaria della vigilia di capodanno impone di onorare un rituale irrinunciabile: pulire, cucinare e mangiare le cime di rapa. Io sono grande esperta soltanto dell’ultimo passaggio del rituale: quando si tratta di mangiare le rape non mi tiro indietro, sono invece molto poco avvezza alla pulizia delle verdure e alla loro cottura e preparazione. Di queste mansioni si sono storicamente occupate mia nonna e mia madre. Oggi, in assenza della nonna, è mia madre che porta avanti la tradizione della successiva preparazione delle cime di rapa.
Come tradizione culinaria vuole, mia madre è anche quella che di solito a tavola mangia meno di tutti. Ma questa è un’altra storia, comune - credo - a molte famiglie.
Nell’ottica della riscoperta dei gesti semplici e dei rituali familiari più antichi e genuini, la preparazione delle cime di rapa per me assume un significato profondo, di carattere emblematico. Mi ricorda il passato ma mi dona anche speranza per il futuro. Soprattutto: mi fa gustare una buona volta il presente!
Ti mostro qui sotto due foto che ho scattato alle cime di rapa preparate quest’anno da mia madre. Tu quali tradizioni culinarie rispetti e qual è il piatto a cui senti di essere più affezionato?
🎁 Le dediche sui libri
Nel 2023 per Natale ho regalato solo libri. Sei libri per la precisione. Eccoli nella foto qui sotto: te li mostro nel caso ti andasse di lasciarti ispirare e di leggere qualcuno di questi.
Ho deciso di non acquistarli dai soliti circuiti di vendita online. Tutte e sei le opere provengono infatti dalla libreria di Jepis Bottega di
.Regalando solo libri, credo di aver fatto un gesto gradito ma ho anche ridotto lo spreco di bigliettini di auguri (e dunque di carta). La bellezza del libro sta infatti nella possibilità di scrivere una dedica personalizzata sul primo foglio bianco disponibile appena dopo la copertina.
Così ho fatto. In ogni libro che ho regalato ho aggiunto una dedica personalizzata, scritta a penna e inventata sul momento e sull’onda dell’emotività come spesso mi accade, proprio come i gesti che reputo più genuini. Non ti mostro le dediche che ho scritto: non le ho fotografate e inoltre qualcosa deve pur restare non detto. C’è poi da aggiungere che ci tengo all’esclusività delle mie parole per le persone alle quali le ho donate.
Un paio di dediche però ci tengo a mostrartele qui. Sono state scritte da altri su libri destinati a me. Per rispetto verso chi le ha scritte e per privacy, non ti mostro la firma. Ma ho pensato che quelle parole meritassero di fuoriuscire e restare fisse come stelle luminose per ricordarmene ogni volta che ne avrò bisogno e per ricordare anche a te che le cose belle esistono. E non restano solo parole.
[ Quest’ultima dedica ha una storia particolare e curiosa perché deriva da un’asta di beneficienza online e chi mi ha scritto la dedica non mi conosce personalmente. ]
A te capita di regalare libri? Ti piace scrivere e ricevere dediche?
Qualsiasi siano le piccole cose che hanno un peso nella tua vita, ti auguro di coltivarle sempre e di imparare a farci caso. Ti abbraccio e ti auguro un presente e un futuro pieni di gesti che diano senso e peso alla tua vita.
Ci vediamo al prossimo sorso… e ricorda: leggi responsabilmente! ❣️
Laura
Io ho una dedica bellissima scritta di suo pugno dall'autore di "Ero un bullo ", A Silva, cuore pensante, con amicizia, Andrea Franzoso. Questa piccola cosa significa tanto per me: è il ricordo di un incontro con la persona che più ho raccontato nel mio blog.