Ieri era domenica. Per me ogni domenica è imprescindibilmente legata al cibo, alle “cose buone”, ai peccati di gola.
Ieri verso l’ora di pranzo ho visto per strada un uomo con in mano una piccola guantiera. Si capiva che era una guantiera di dolci dalla carta che la avvolgeva e dall’inconfondibile nastro dorato che culminava, in alto, con un fiocchetto.
Appena l’ho visto, ho pensato che te lo volevo raccontare. Quindi eccomi qui a scriverti di guantiere, di dolci, di fiocchetti dorati che impacchettano prelibatezze, di domeniche passate in famiglia, di abbracci che profumano di pasta al forno, di sugo e di salsiccia cotta nel vino.
Quelli che i miei nonni chiamavano “pastarelle” e che comunemente vengono chiamati dolci o pasticcini, a seconda della tipologia e della grandezza, raccontano di storie, di famiglie, di rituali. Ho già scritto molto di famiglia e tradizioni su Frasivolanti, e qui ti ho parlato delle mie 3 mamme in cucina.
Stavolta quindi viro su qualcosa di diverso: i gesti legati alla consumazione dei pasticcini.
🧁 Scarta la carta
L’apertura del pacchetto dei dolci è un momento di apprensione e mistero. Il primo step del rituale di apertura si condensa nella frase “vai a prendere i dolci”. Tutti si guardano l’un l’altro con sguardo interrogativo perché nessuno vuole alzarsi da tavola e compiere lo sforzo di andare a prendere la guantiera (spesso custodita nel tinello oppure nel soggiorno o ancora nella camera da letto).
Di solito l’ospite più famelico si alza per primo e si dirige verso lo scrigno magico, portato in tavola come fosse la statuina del bambinello da mettere nella mangiatoia o la coppa ottenuta da una vittoria sportiva.
Prima di liberare finalmente i pasticcini dalla carta, bisogna togliere il nastro che alcuni strappano via brutalmente e altri snodano a partire dal fiocchetto posto sulla sommità.
Ma non finisce mica qui! Dopo il nastrino è la volta del nastro adesivo che il pasticcere usa per chiudere i lembi laterali dell’incarto. Anche in quel caso c’è chi strappa, chi taglia con le forbici e chi impiega qualche minuto in più per sollevare bene il nastro.
[Eh già, alcuni conservano per ogni evenienza anche i nastrini e gli incarti dei dolci…]
A quel punto, se l’operazione diventa troppo lunga, gli altri attorno cominciano a scalpitare e qualcuno prende in mano la situazione strappando via tutto per godersi finalmente la visione del vassoio pieno di dolci.
🍰 Facciamo a metà
La carta è stata scartata, i commensali mangiano a più non posso prelevando dalla guantiera i propri dolci preferiti.
A tutto però c’è un limite e a furia di mangiare qualcuno potrebbe cominciare a sentirsi vagamente sazio.
In questi casi viene in soccorso l’antica pratica del “facciamo a metà uno?”.
Il più volenteroso e problem solver della compagnia si propone di tagliare in due pezzi un pasticcino da condividere con chi si farà avanti. Nei casi più estremi, c’è persino chi si propone di dividere il pasticcino in tre o addirittura in quattro: il che potrebbe prevedere una procedura assai complessa quando si tratta di dolci di dimensioni medio-piccole.
A quel punto di solito il buontempone della compagnia chiede a gran voce: “Serve per caso un goniometro?”.
🍭 Leccarsi le dita
Chi è schizzinoso può saltare questo paragrafo.
Se la situazione lo consente, oltre a sbottonarsi il primo bottone dei pantaloni mentre si è a tavola, ci si può spingere a godere del sapore dei dolci fino alla fine, finché c’è spazio nello stomaco e rimasugli sulle dita. Questo porta alcuni appunto a leccarsi le dita al termine di ogni dolcetto, per assaporare fino in fondo panna, cioccolato, crema, zucchero e tutto quel che è rimasto di mangiabile sulle falangi. A volte, se il dolce viene servito in piattini, si potrebbe leccare addirittura la superficie del piatto stesso.
Sarebbe buona norma andarsi poi a lavare le mani una volta terminato questo rituale.
ALERT: non leccate mai il coltello con cui tagliate in due, in tre o in quattro i dolci, qualcuno potrebbe svenire alla vista di questo gesto.
🍬 Ancora un altro
A chi non è mai capitato di sentirsi sazio ma di volere comunque un ultimo pezzo di dolce?
La chiusura degna e perfetta di un’ottima carrellata di pietanze sta tutta in quell’ultimissimo dolcetto, nella sensazione di stare per mettere la ciliegina sulla torta o un tappo definitivo allo stomaco (a seconda dei punti di vista).
L’ultimo pezzo di dolce a volte coincide, qualche ora dopo, con ciò che viene pucciato nel caffè pomeridiano. Quindi potremmo essere portati a pensare che non c’è mai un ultimo dolcetto che sia davvero l’ultimo. Avremo sempre una buona occasione per dire “ne prendo solo un altro” per poi ricominciare daccapo.
🟡 Ed ora qualche spunto per vedere, leggere, ascoltare, sognare
💡 Cosa ho visto:
Freaks out
Belfast
Supereroi
West Side Story
Encanto
💡 Cosa sto vedendo:
The Marvelous Mrs. Maisel
The Good Doctor
💡 Cosa sto leggendo/ascoltando:
Conserve
DOI - Denominazione di Origine Inventata
Per ora è tutto. Spero di averti fatto sognare, sorridere o almeno distrarre.
Ti mando un grande abbraccio, ti do appuntamento al prossimo sorso!
E ricorda: leggi responsabilmente.
Ciao,
Laura
🎙 P.S.: vorrei interagire di più con te quindi, se ti va, raccontami cosa ti piace e cosa non ti piace di questa newsletter. Scrivilo pure nei commenti: farò tesoro di ogni tuo consiglio! Grazie!